Differenze tra italiani e americani: difetti e pregi dalla culla in poi. Prima puntata: i bambini e le mamme

Sono 20 anni che vivo negli USA: sono anche diventata cittadina americana, ma sono ancora tanto, ma tanto italiana. Sono pertanto in una di quelle posizioni scomode di chi si offende se parlano male degli italiani, ma anche degli americani, ma si puo` permettere pure di mettersi alla finestra e spiare le differenze tra gli uni  e gli altri e ce ne sono!!!!
E allora cominciamo, tanto per divertirci un po’.
I bambini e le loro mamme.
I bambini americani sono diversi dagli italiani e lo sono dalla nascita. Innanzitutto, complici i ben pochi diritti di maternita` che le donne americane hanno, i bambini americani si differenziano in due categorie: quelli con le mamme che lavorano e quindi li lasciano all’asilo a poche settimane di vita e quelli le cui madri si possono permettere di stare a casa, molte di loro veramente lasciando anche ottime carriere e titoli di studio che sono costati soldoni mica da ridere.
Visto che un lavoro e` possibile trovarlo facilmente anche rimettendosi sul mercato anni dopo,molte donne, specialmente dei suburbs, i sobborghi, se solamente le finanze familiari lo permettono,  stanno a casa.
Credo, anzi ne sono certa, che la categoria “madre abitante nel sobborgo” sia una specie umana differente. Esse evolvono e si differenziano quando il bimbo cresce, in soccer mom, dance mom, orchestra mom,…., tiger mom (ne avete sentito parlare vero? Lei e` la somma di tutte le categorie prima elencate spinta al raggiungimento della perfezione, con buona pace delle altre che non riusciranno mai a raggiungerla, anche solo perche` la tiger mom e` orientale e non tutte possiamo esserlo).
 Nota:  non so se sono piu` fortunati i bambini lasciati all’asilo o quelli le cui madri si immolano alla figliolanza fino al raggiungimento della patente ( del figlio).
Della categoria madre abitante nel sobborgo ho fatto parte anche io, con l’attenuante che i primi anni non potevo lavorare e appena ho potuto ho lasciato la figliola all’asilo per qualche ora per riprendermi un po’ della mia vita e poi ho iniziato a insegnare privatamente.
Come me vedo si comportano tutte le italiane che passano di qui e quelle in giro per il mondo: appena il cucciolo ha un’eta` in cui puo` interagire con i suoi simili, li lasciamo qualche ora chi al day care, chi alla garderie, chi alla guarderia..che poi e` l’asilo nei diversi paesi dove la vita ci porta.
Le madri americane no: loro, se stanno a casa, stanno a casa proprio. Si spupazzano il pupo dappertutto fino all’eta` della scuola dell’obbligo, quando lo lasciano con rammarico e vorrebbero posticipare l’entrata a scuola il piu` possibile. Mi ricordo quando nel distretto scolastico di mia figlia avevano fatto il referendum per vedere se tenere il kindergarden- il primo anno di scuola obbligatoria negli USA- a mezza giornata o portarlo a tempo pieno. Durante il dibattito una madre si era alzata e aveva cominciato una filippica accusando  coloro tra i presenti che avrebbero voluto il kindergarden a tempo pieno, di essere genitori degeneri che volevano solo parcheggiare i figli a scuola invece di prendersi le proprie responsabilita`: io quella madre avrei voluto……….@#@#…….invece la fine del suo discorso era stato accolto da calorosi applausi ed il kindergarden alla fine era rimasto di mezza giornata.
La madre americana onnipresente ha pero` delle priorita` ben diverse da quelle della madre italiana. Cibo e vestiario infatti non sono in cima all’elenco come invece lo sono per noi.

Per una mamma italiana il nemico numero uno e` il colpo d’aria. 
Ammettiamolo. Anche se  ci siamo allontanate dalla patria, rimaniamo molto italiane in quello: stratifichiamo gli indumenti d’inverno e siamo sempre li` a preoccuparci che il pupo non prenda freddo o che non sudi. E alla fine  li abbiamo sempre malati o per lo meno, al primo etci` li teniamo al caldo a casa a far maturare il raffreddore( direi a moltiplicare i germi).
 Strabuzziamo gli occhi nel vedere i bimbetti americani che, presi in braccio, mostrano pance nude a dicembre, ma devono avere degli anticorpi piu` grossi delle zanzare di Vercelli perche` nonostante vivano costantemente con nasi moccolosi e tossi da rivoltare i polmoni sotto sopra, non hanno mai la febbre e vengono portati in giro dalle madri in comitiva ai vari Chuckecheese, Mc Donald con giochi, musei e chi piu` ne ha piu` ne metta a distribuire un po’ dei loro germi in giro. Il 37 di febbre…temperatura che da sempre ha rappresentato lo spartiacque della malattia per noi italiani..qui?? La pediatra mi diceva di non usare nessun antifebbrile fino alla febbre vera, che qui e` considerata 101 F- cioe` 38.3 F.  Dopo andava bene anche un bel bagno freddo per tenere la temperatura giu`: della serie cio` che non li ammazza li fortifica.
Il cibo: alzi la mano chi di voi-noi- non ha avuto un attimo di mancamento a vedere come mangiano i bambini qui negli USA. La dieta e` molto limitata e di qualita`…qualita`? Che parola e`? Infatti i bambini qui in generale non assaggiano niente, non sono curiosi e sono molto sospettosi di tutto. Ammetto che per anni ho dovuto tenere in Frezeer quelle orrende pizze americane surgelate, solo per averle se mia figlia aveva amichette nuove che venivano a casa nostra. Perche` la mia pizza fatta in casa o la mia pasta non la toccavano nemmeno.
In compenso avrebbero fatto la festa alle Chicken Mc. Nuggets perche` e` molto comune portare i bambini da Mc. Donald o Burger King, che d’altra parte lo hanno capito e con i loro Happy meals hanno fatto una fortuna.
Cosi` per anni ho cucinato piattini prelibati solo per la mia piccola, educandola al cibo buono e sano, e  alla fine lei ha mangiato sempre di tutto ed e`sempre stata molto curiosa di gustare cose nuove, mentre per fortuna ancora oggi non considera Mc. Donald come una possibile destinazione per riempirsi lo stomaco. 
Di bambini per casa, quando si hanno figli, ne girano: invitati o no. Quando la maggioranza della popolazione abita in case unifamigliari, molte volte chiuse in aree che ricordano il concetto italiano di residence, che in inglese si chiama subdivision, si spera che ci siano bambini che vivono intorno perche` questi rappresenteranno gli amichetti dei figli, i compagni di avventura, quelli con cui si impara ad andare in bicicletta senza ruotine e quelli con cui si trascorrono i pomeriggi d’estate nascosti tra i rami degli alberi ( noi sapevamo sempre dove erano i ragazzini, tra cui nostra figlia, perche` si sedevano sui rami di un albero specifico e tra il verde,e si vedevano penzolare i piedini).
Questi stessi bambini ti si infilano in casa.
Per carita` bellissima in teoria la faccenda, ma li` si vedono alcune differenze di educazione tra i bimbi italiani e americani e tra le madri italiane e americane.
Le porte delle case americane sono aperte. Quasi nessuno le chiude a chiave, almeno qui nei sobborghi, tanto che quello che in teoria per un italiano sarebbe il minimo dell’intelligenza per evitare di ritrovarsi la casa svuotata, qui non viene per niente applicato: porte aperte dei garage senza macchine dentro vuol dire che in casa non c’e` nessuno eppure se ne vedono parecchie.
Le porte sono aperte ed i giardini non sono recintati, inoltre la maggior parte dei bimbi americani gioca nella porzione di giardino anteriore a casa sulla driveway, cioe` la parte asfaltata che porta al garage, dove onnipresente staziona il cesto da pallacanestro.
Insomma questi bambini che giocano, entrano in casa tua e vanno direttamente al frigorifero per prendersi l’acqua da bere….senza chiedere.
Ma vi immaginate un bambino italiano che faccia cosi`? Io no..o sono ormai troppo vecchia e le cose sono cambiate in Italia? Qui la prima volta che mi e` capitato non ci volevo credere. Sta mocciosetta di 4 anni che barcollando mi arriva davanti con questo enorme gallone d’acqua e mi chiede dov’e` un bicchiere. Magari un “Per favore potrei avere un bicchiere d’acqua, grazie?”.
Altre volte arrivavano e non andavano piu` via. Dopo un po’ io andavo a vedere dove giocavano e chiedevo: “Ma la mamma lo sa dove sei, vuoi chiamarla?” Visto che immancabilmente allungavano la mano al telefono posso dedurre che no, la mamma non sapeva dov’era il figlio/figlia.

Mai una volta che qualche genitore urlante abbia detto “Vieni a casa immediatamente, che mi stavo sciogliendo dalla paura che qualcuno ti avesse portato via!”..no tranquilli, stai pure..Ma? Io non sono mai stata cosi`: dove vai , con chi sei, chiamami quando arrivi a casa di…. e comunque stavo dietro la finestra a controllare ogni suo passo fino a che la vedevo..agitandomi e contando i minuti fino a che non mi arrivava la telefonata, anche se a destinazione mancavano solo piu` pochi metri. Geneticamente programmata cosi`..sorry!
Se erano a casa nostra, immancabilmente dopo un po’ arrivava un’altra domanda, oh no! non domanda,affermazione: HO FAME! Ma tornare a casa tua a mangiare no? Allora ecco che le mitiche “Cheese pizza” del freezer venivano tirate fuori all’occorrenza.

Lo capite che sto esagerando quello che vi racconto, vero? Anche perche` alla fine sono stata molto contenta che mia figlia sia cresciuta con tante amichette intorno e che la mia casa sia stata sempre aperta per loro. Non si possono pero`negare le differenze: noi italiani educhiamo i nostri figli in modo diverso dagli americani. Non voglio dire meglio o peggio , solo diverso.
 Noi madri italiane siamo sempre li` a dire “attento che cadi” “attento che prendi freddo” e poi piu` in la` negli anni.. asciugati i capelli che prendi il raffreddore, copriti… le madri americane non sono cosi`. Non credo che sia solo che non esteriorizzano le raccomandazioni come facciamo noi..solo non sono priorita` per loro. Mi ricordo quella volta che mia figlia ha invitato un’amichetta per uno sleepover ed e` arrivata a casa nostra a gennaio con un bel po’ di neve fuori in mezze maniche ed infradito, senza cappotto. Voi l’avreste fatta uscire di casa cosi?
Pero` vivere qui mi ha rilassata su molte cose e credo che abbia reso la mia vita di madre piu` facile e meno condizionata di quella che sarebbe stata se mia figlia fosse nata e vissuta in Italia.
Non ho finito..ne ho ancora da raccontare..ma qui la faccenda si sta facendo lunga. Se vi interessa l’argomento, fatemi un cenno e continuo a vuotare il sacco!



21 commenti Aggiungi il tuo

  1. Bella Italia Store ha detto:

    bellissimooooooooooooo! Una cosa… mi pare che anche in Italia consiglino l'antipiretico a partire dai 38 ora…
    Continua pure a vuotare il sacco!
    Bacioni da Reno!

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  2. Anonimo ha detto:

    Siamo in ansiosa attesa del seguito, perché la faccenda è oltremodo interessante
    Mila

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  3. Teresa Violini ha detto:

    Bel racconto, condivido in pieno!
    Aspetto impaziente il seguito, grazie 🙂
    Teresa

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  4. Drusilla Galelli ha detto:

    Stupendo!!!!!
    Voglio un seguito. Quanto mi piace leggere questi racconti di vita vera, così ricchi di differenze. Poi l'America per me è un mondo così sconosciuto e lontano….

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  5. sognoaustraliano ha detto:

    Siiii! Continua per favore! 🙂
    Adoro questi spaccati… meglio dei documentari. 🙂

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  6. Anonimo ha detto:

    Concordo in molte cose, ma credo sia da aggiungere che i bambini italiani sono molto ma molto piu' maleducati di quelli americani, a livello di “grazie, prego, per favore, etc”. In Italia non si scusano nemmeno se ti passano sui piedi con la bicicletta, ne' i figli, ne' le mamme, che vedono tutto ma si girano dall'altra parte….per poi saltarti al collo se appena provi a dire mezza parola ai loro pargoli. Sbaglio?

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  7. Claudia Pessarelli ha detto:

    ..ahaha non rubarmi il mestiere..che quella e` la seconda parte… 😉

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  8. Dany M ha detto:

    ahahha che roba 🙂 molto differenti Usa e Italia!!

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  9. Emy ha detto:

    Grazieeee 🙂 continua! Continua!

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  10. Chiara Freccero ha detto:

    Vero…il mio fidanzato é americano e abbiamo un bimbo di 6 mesi. Per adesso viviamo in Italia e questa é la prima volta che portiamo il bimbo in Usa. Aiutooooo….. Sono già preoccupatissima per il futuro.

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  11. Claudia Pessarelli ha detto:

    vedrai che andra` tutto bene..anzi il contatto con le altre culture ci rende meno rigide come mamme. Non so se hai letto altri post del mio blog ( benvenuta!), ma la bimba di cui parlo ora nel blog di anni ne ha 20 adesso e io devo dire di sentirmi abbastanza soddisfatta di come l'ho cresciuta, pur ammettendo di aver fatto degli errori, come e` umano no?

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  12. katiareda ha detto:

    Divertente e interessante.

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  13. Barbara Fettuccia ha detto:

    Eccomi. Ho letto anche questo, ridendo sotto i baffi, e ritrovamdomi in ogni parola!

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    1. clapessa1512 ha detto:

      Te l’ho detto che avresti trovato aspetti su cui essere d’accordo!!! Ciao!!

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  14. Elena ha detto:

    Ciao, bella analisi, sono d’accordo! Io sono stata negli USA 2 anni con mia figlia piccola e poi sono andata in Francia (Costa Azzurra). Le mamme francesi sono veramente agli antipodi rispetto alle mamme americane: dopo 3 mesi dal parto sono già al lavoro, in forma, perfette, truccate e acchittatissime (la mattina io sono l’unica che porta i figli a scuola con tutone pigiamoso). I bambini prima diventano indipendenti e meglio è e anche le rare donne che non lavorano non perdono l’occasione per lasciarli un po e ritagliarsi degli spazi. Forse non hanno la fissa del colpo di freddo (le canottiere non esistono) pero per loro cibo (soprattutto cibo sano) e vestiti sono comunque una priorità (i bambini francesi secondo me mangiano meglio degli italiani, nel senso che sono più magri e sportivi). Le mamme e i bambini sono sempre impegnatissimi tra mille attività, per invitare a casa un bambino bisogna organizzarsi con larghissimo anticipo!

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    1. clapessa1512 ha detto:

      A parte allora il fatto che i bambini dovrebbero ( secondo me) anche potersi “annoiare”, quindi magari gli lascerei più tempo libero, mi sembra che le francesi siano il giusto compromesso !!! Grazie Elena per il tuo commento!

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  15. Monica ha detto:

    Io, da mamma semi italiana, cresciuti i figli tra Monaco di Baviera, Praga e Budapest, tante differenze anche li’. Il più’ da ridere. E’ interessante vedere come tutto viene fatto diversamente, tanto da imparare, tanto da scambiarsi. Una benedizione secondo me avere la possibilità di vedere e conoscere cose diverse.

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