Usa: viaggio nella scuola ( i primi passi nell’educazione made in USA)

Usa: viaggio nella scuola

Questo e` il primo di una serie di articoli scritti per il giornale per spiegare la scuola americana a chi non la conosce. Di alcune cose ho gia` parlato in altri post, ma non ne avevo mai parlato dalle pagine del giornale.
Pubblicato da Alessandria News il 29-9-2014

MILWAUKEE – Con una figlia ormai all’università mi posso guardare indietro e ripercorrere con voi e per voi la sua carriera scolastica, quasi interamente americana e pubblica, visto che è nata qui e da allora abbiamo sempre vissuto negli Usa. Facendo questo, vi racconterò a puntate come funziona l’educazione negli Stati Uniti. Purtroppo per voi, molte volte non riuscirò a non esprimere i miei giudizi personali, spero mi perdonerete. La nostra esperienza è stata ottima, quindi molte volte sarò di parte, specialmente quando sento amiche italiane che lavorano nella scuola e mi raccontano come vanno le cose lì (anche se non è giusto generalizzare da entrambe le parti!).

Allora iniziamo. L’unica differenza tra mia figlia e la maggioranza dei giovani americani è il suobilinguismo e il fatto che, complice la famiglia in Italia, è stata messa su un aereo molto presto e ha viaggiato in Europa, anche per vacanza, molto di più di molti di loro. La differenza è stata sicuramente più eclatante quando era piccolina: le ha aperto la mente e l’ha resa più curiosa verso il mondo al di fuori del suo piccolo quotidiano. Con questo non voglio dire che i ragazzi americani siano ottusi e ignoranti, solo che magari è più difficile avere le possibilità economiche per un viaggio intercontinentale, piuttosto che per un biglietto di treno per andare a Parigi o Vienna o Roma come succede a molti piccoli italiani. E questo non vuol dire neanche che, avendo la cultura così a portata di mano, i giovani italiani siano tutti piccoli geni, filosofi ed esperti d’arte… ohibò! Ma questo è un altro discorso.

Mia figlia, proprio perché non crescesse diversa dai suoi coetanei americani, è stata messa alla scuola materna abbastanza presto, nonostante io all’epoca non lavorassi.  Andava prima 2 e poi, più altina, 3 giorni alla settimana e non ha mai versato una lacrima, anzi le piaceva proprio andarci. Le scuole materne qui sono tutte private, ( errata corrige: leggete il PS sotto, perche` ho scoperto che la mia affermazione non e` vera!) alcune sono parte di catene nazionali, come quella dove avevo mandato mia figlia, altre dipendono da associazioni religiose, altre sono fatte nello scantinato fatiscente di un vecchio palazzo, altre autogestite da privati nella propria casa. Quale scegliere dipende purtroppo dalle possibilità economiche della famiglia, perché la maggior parte delle famiglie americane è formata da due genitori che lavorano e con nonni o lontani o che non si vogliono trovare il fardello di nipoti da crescere, ma i bambini vanno lasciati da qualche parte e anche da piccolini (dire che la maternità qui è tutelata….è dirla grossa!). Ogni tanto si sentono in tv storie raccapriccianti su alcune scuole materne, ma quelle si sentono anche purtroppo in Italia. Mostri crudeli esistono da ogni parte e certe volte si nascondono dietro le facce degli “educatori”.

Nella mia ricerca della scuola materna (vivevo a Pittsburgh allora) ho visto cose… E non si trattava di voler risparmiare: molte delle scuole materne erano ricavate nell’interrato di chiese, scure, tristi e senza finestre, ma non per questo meno costose!!!  Quando finalmente ero arrivata al Kindercare, con le sue grandi finestre, le stanze pulite e moderne, i bambini che giocavano divisi per gruppi di età e necessità, mi si era aperto il cuore.

Quando ci siamo trasferiti qui a Milwaukee, ho scelto la casa dove vivere non solo guardando al futuro (se mi leggete da un po’ saprete che negli Stati Uniti è molto importante per il valore di un’abitazione, il il distretto scolastico dove essa si trova), ma anche al fatto che c’era un Kindercare molto vicino. Le scuole materne iniziano presto a lavorare sul gioco didattico: lettere e numeri sono inseriti abbastanza presto nel curriculum, se questo è presente. A tre anni i bimbi cominciano a prendere in mano gessetti e pastelli e a scrivere le lettere con il loro nome e a contare.  A quattro anni molti distretti scolastici offrono già il K-4, cioè il primo livello scolastico, in cui si comincia a leggere, scrivere e far di conto. Il k-4 è offerto magari per poche ore al giorno, ma già nei locali della scuola elementare. Il nostro distretto non lo offre, si comincia con il k-5 che però è già obbligatorio e segue l’orario della scuola elementare 9-16. Non ho detto che i bambini qui vanno a scuola divisi per calendario scolastico, cioè entra al K-4 a settembre chi ha compiuto i 4 anni dal primo settembre al 31 agosto precedenti e così via.L’approccio è sempre molto giocoso, approccio che comunque viene mantenuto molto in tutti gli anni della scuola elementare, che vengono ricordati dai ragazzi con nostalgia e affetto.

Dal K-5 si esce che si sa scrivere e leggere e si conoscono i numeri. Dopo il K-5 inizia la scuola elementare vera e propria che dura anche qui 5 anni. Ci sono parecchie differenze tra la scuola italiana e quella americana . Queste differenze valgono per tutti i livelli di scuola e, con qualche differenza che vedremo le prossime settimane, non solo per le elementari.

Fatemi elencare le tre a mio parere più importanti:
1) la presenza costante e molto benvoluta dei genitori volontari.
2) si cambiano maestri e compagni tutti gli anni
3) l’educazione è personalizzata.

Allora per la numero 1. Si fa volontariato per tutto. Complici anche orari di lavoro non sempre 9-17, anche molte mamme che lavorano riescono e vogliono fare da volontarie nelle scuole dei figli e così anche i papà. E se non si riesce a fare volontariato durante il giorno, si fa volontariato di sera o se ci sono attività nei fine settimana. I genitori girano per la scuola come se fossero parte del personale. Ce ne sono tantissimi a tutte le ore del giorno. Le entrate sono chiuse e bisogna obbligatoriamente passare dalla segreteria, dove si firma in entrata e uscita, così tutti sanno chi c’è e dove. Io mi ricordo che preparavo ogni venerdì le cartelline con le comunicazioni della scuola alle famiglie, mentre negli ultimi anni invece facevo volontariato nell’infermeria, visto la mia pregressa esperienza come farmacista. Per problemi di responsabilità penale non potevo dispensare farmaci, quello lo poteva fare solo l’infermiera e solo per farmaci portati a scuola dal bambino per particolari patologie croniche. Misuravo la temperatura corporea, pulivo sbucciature fatte in cortile con tanta acqua e sapone e niente altro, consolavo pianti, davo coccole e facevo telefonate quando i bambini erano malati e dovevano essere rimandati a casa.

Ci sono volontari in mensa, ci sono volontari che controllano i bambini durante gli intervalli, genitori sugli scuolabus durante le prime settimane di scuola. Ci sono genitori che aiutano i maestri a fare giochi di matematica e ogni altra attività. Si chiamano Room parents e si organizzano a loro volta dando la disponibilità di orari alla Head room parent, che organizza. La maestra non deve fare che chiedere: ho bisogno di tot genitori alla tal ora e i genitori si presentano. Per i genitori è anche un modo per conoscersi e conoscere gli amichetti dei propri figli e le loro famiglie. È il momento più facile, se si arriva negli Usa per viverci, per fare amicizie con persone nuove, attraverso la scuola dei propri figli.

Per la numero 2. Ogni anno si cambiano maestri e compagni. I maestri si cambiano perché ci sono insegnanti specializzati nell’insegnamento del materiale della seconda, altri in quello della quinta e così via. C’è un solo insegnante per tutte le materie escluse arte, ginnastica e musica (quest’ultima introdotta nel nostro distretto in 4° elementare). Si cambiano anche compagni e questo non lo vedo come un grande vantaggio, ma forse è la mia mentalità italiana che esce fuori… ringrazio infatti che in Italia non sia così altrimenti non avrei ancora amicizie che mi accompagnano da allora.

Ma parlando di mia figlia. Anche lei è riuscita a frequentare un mese di scuola in Italia al Carducci per tutti gli anni delle elementari, esperienza che le ha permesso non solo di parlare italiano perfettamente, ma anche di scriverlo e leggerlo. La scuola americana le permetteva di lasciare prima e quella italiana di frequentare, essendo comunque lei cittadina italiana. E per lei è stata una bellissima esperienza, sia grazie alle due magnifiche maestre che ha avuto, Anna e Simonetta, che riuscivano ad inserirla con naturalezza ogni volta che tornava, sia grazie ai compagni di scuola e amichetti che la aspettavano e avevano voglia di rivederla anno dopo anno, sempre gli stessi. A quell’età è molto importante!

Per la numero 3. L’educazione è personalizzata. Sia che un bambino abbia problemi di apprendimento, sia che all’opposto eccella in una determinata materia, gli sarà affiancato un insegnante di sostegno che lo stimoli a dare il meglio. Questo porta ad un totale inserimento sia di bambini meno fortunati sia dei piccoli geni. Ognuno seguirà il proprio percorso accademico. I semi gettati e che danno i piccoli germogli alle elementari diventeranno vigorosi man mano che i ragazzi crescono. Così nessuno si annoia o è lasciato indietro. Anche chi arriva dall’estero con bambini in età scolare vedrà affiancati ai ragazzi insegnanti Els (English as Second Language) che li aiuteranno nella transizione.

Il motto dell’educazione americana è No child left behind (nessun bambino lasciato indietro). Le scuole americane vengono pagate dai cittadini che vivono in quel determinato distretto scolastico tramite le tasse sulla casa. Questo determina in effetti una qualche disparità nel livello di educazione dei ragazzi americani. Se in una zona ci sono belle case e se le tasse sono alte ci si può aspettare un distretto scolastico di buono o ottimo livello. Gli insegnanti verranno pagati di più, saranno invogliati ad accettare la posizione , quindi anche il livello degli insegnanti crescerà. Cresceranno in proporzione anche le dotazioni scolastiche: computer, ipad etc. Avrete capito che qui si viene assunti per meriti e chiamata diretta, non per graduatorie e che gli insegnanti hanno anche il lusso di poter scegliere… uguale all’Italia vero?

Ma per il No child left behind act, un bambino che abita in una zona meno abbiente della città può frequentare un’altra scuola con l’open enrollment (iscrizione aperta). Succede? Eccome, specialmente alle superiori.

Ne parlerò ancora e molto nelle altre puntate.

PS: aggiornamento agosto 2015. Grazie a Kiara, una mamma del gruppo Mamme italiane all’estero, che ha letto il mio post, sono venuta a scoprire che la mia affermazione sulla non esistenza di scuole materne pubbliche negli USA, non e` vera. La ringrazio molto di avermi dato questa informazione e vi allego qui il link per vedere se rientrate nel reddito e se intorno a voi esistono asili pubblici. Il programma si chiama Head start ed e` governativo. Purtroppo non lo conoscevo perche` mettendo il mio codice postale sono usciti solo 3 asili Head Start nel raggio di 6 miglia, e nessuno a meno di 5 , distanza che avevo messo per la mia ricerca,distanza  che reputo gia`  notevole per portare un bimbo all’asilo. Qualcuno di piu` c’e`nelle aree povere della citta`, ma purtroppo troppo pochi per una popolazione di 2 milioni di abitanti della Greater Milwaukee e assolutamente nessuno nei sobborghi, dove la maggioranza della popolazione vive.

16 commenti Aggiungi il tuo

  1. erolucy.com ha detto:

    Bellissimo post informativo, grazie. Vorrei solo dire che quello che dal nostro punto di vista di italiani abituati ad avere tutto pagato dallo stato e a pretendere servizi che non possono arrivare (tipo, se molti evadono le tasse come si fa?) quel no child left behind significa anche che ad una scuola migliore si puo' arrivare, cercando un lavoro meglio pagato e trasferendosi nei pressi della scuola, come fanno tanti.

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  2. Carla ha detto:

    Non vedo l'ora di leggere il seguito…molto interessante !!! Grazie mille

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  3. Claudia Pessarelli ha detto:

    Spero di essere chiara anche nelle mie puntate successive..le scuole medie sono molto difficili da spiegare! grazie!

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  4. Claudia Pessarelli ha detto:

    Grazie Lucy. e concordo assolutamente con te

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  5. Mamma In Oriente ha detto:

    Molto interessante! Ritrovo tutti e tre i punti anche nella scuola frequentata dai miei figli qui in Thailandia che però è completamente privata e quindi ricca di mezzi. Trovo ammirevole che lì siano ben organizzate anche le scuole pubbliche, anche se come dici tu, è un peccato che lo siano di più quelle delle zone più benestanti. Però è già molto paragonato alla situazione italiana.

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  6. Claudia Pessarelli ha detto:

    Qui nella nostra zona siamo molto fortunati. il distretto e` ottimo e la stragrande maggioranza delle famiglie, di qualunque ceto, manda i figli alle scuole pubbliche. Altri non sono cosi` fortunati, e molte volte non dipende neanche dal reddito della zona. La mia cittadina ha fatto dell'educazione la sua bandiera e chi ha figli in eta` scolare,cerca di vivere qui, magari comprandosi una casa piu` piccola di quello che potrebbe permettersi in altre aree e solo per poter mandare i figli a scuola nel distretto. L' open enrollment, cioe` la possibilita` di frequentare scuole di distretti diversi da quello dove si abita, infatti funziona solo se il bambino/ragazzo viene da zone della citta` svantaggiate dal reddito medio degli abitanti, non se si vive in una qualunque altra zona che sia considerata non svantaggiata.

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  7. Valentina Rocca ha detto:

    Com'è piccolo il mondo, qualche settimana fa sono capitata sul tuo blog ed ho letto affascinata la storia di questa Claudia di Alessandria e della sua famiglia, un mio collega mi parla spesso di sua sorella e sua nipote che vivono in America, un certo Francesco, ti dice qualcosa? 😉 Ciao, un abbraccio!

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  8. Claudia Pessarelli ha detto:

    ahahaha! oh mamma mia …si` piccolo il mondo! salutami il mio fratellino!

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  9. Milky ha detto:

    la cosa che non mi piace qui e' che la scuola e' sovvenzionata localmente, per cui chi vive in zone meno abbienti parte svantaggiato. poi ai college danno magari le quote per le minoranze e cavolate simili, ma dovrebbero limitare la discriminazione gia' alla base!

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  10. Claudia Pessarelli ha detto:

    assolutamente d'accordo con te. il no child left behind e l'open enrollment dovrebbero ovviare a queste differenze, ma quale successo hanno sul numero totale di bambini negli USA che vivono in zone in cui le scuole hanno meno soldi?

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  11. Anonimo ha detto:

    avrei una domanda: il fatto di cambiare compagni di scuola ogni anno alle elementari e' cosa relativamente recente o e' sempre stato cosi'? Io lo trovo sbagliatissimo, e non perche' sono italiana… Sai per caso come era in passato (recente)? Grazie!

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  12. Claudia Pessarelli ha detto:

    che io sappia e` gia` da un po' che e` cosi`, visto che tutte le madri con cui ho parlato negli anni avevano gia` vissuto questo sistema quando erano a scuola loro. i ragazzi cambiano compagni e insegnanti ogni anno. gli insegnanti si specializzano infatti nel programma di uno specifico anno. Mi dispiace non poterti dire di piu`: ho cercato informazioni piu` specifiche sulla storia di questo sistema, ma non ne ho trovate.

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  13. Enrica Kruse ha detto:

    Carissima Claudia, premetto che mio figlio William di 6 anni ha frequentato la scuola pubblica americana per soli 4 mesi e mezzo. Gli anni precedenti ha frequentato una scuola privata, che abbiamo tanto amato. Quest'anno ci siamo dovuti confrontare con i problemi della scuola pubblica americana, di cui tu non parli. Sarei curiosa di sapere se anche tu li hai avuti… Prima di tutto l'insegnare ai bambini a leggere prima che a scrivere, poi l'uso libero delle lettere scritte male fuori dalle righe con errori non marcati dalle maestre, per abituare i bambini a scrivere senza regole, il metodo Tools of the Mind. Poi il fatto che le maestre non insegnano ai bambini ne' l'ordine, ne' la disciplina ne' a giocare insieme con giochi costruttivi durante la ricreazione. Poi la frammentazione, la mancanza del filo conduttore e di un contesto storico in tutto cio' che viene insegnato. Inoltre, pur essendo la percentuale di bambini stranieri iscritti alla scuola molto alta, non si insegna ai bambini ad accettare e a rispettare le tradizioni e le abitudini culturali diverse. Questo succede al momento nella mensa: molte famiglie si lamentano che i figli ritornano a casa con il pranzo da mangiare perche' alcuni compagni ridevano dell'odore del loro cibo. Arrivo quindi ai tre problemi piu' grandi nelle scuole pubbliche qui ad Arlington MA, citta' con famiglie di ceto sociale medio alto: (1) la mancanza di tempo per mangiare un pasto completo a pranzo (da 10 a 15 minuti!) – i bambini si sentono forzati ad ingozzarsi per finire, con problemi di digestione come conseguenza, altri saltano il pranzo, percepito come una perdita di tempo, per poi ingozzarsi piu' tardi di junk food. (2) la mancanza di tempo per il gioco libero – la ricreazione di 20 m c'e' solo dopo il pranzo! (3) l'ossessione con gli MCAS tests, test che invece di aiutare le maestre a formare i bambini per la vita con un solido curriculo, aiutano invece le scuole pubbliche a raggiungere un posto alto nella classifica delle scuole migliori. Molti genitori in carriera decidono cosi' a mandare i figli alle scuole pubbliche, senza sapere che chi si informa di piu' preferisce trovare un secondo lavoro pur di potersi permettere di mandare i figli alla scuola privata – parliamo di scuole con retta di $25,000-$$30,000 dollari all'anno. Stiamo pertanto pensando di ritornare in Italia… Claudia, mi sembra che la tua esperienza con le scuole pubbliche sia diversa. Attendo i tuoi commenti. Un abbraccio da Boston, Enrica

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  14. Claudia Pessarelli ha detto:

    Enrica, si` la mia esperienza e` stata molto diversa! Per questo non ne ho parlato. Mia figlia ha imparato a scrivere e leggere alla scuola materna privata a cui andava per 3 giorni la settimana. Oltre alla retta pagavamo un programma di lettura che una delle maestre insegnava a chi lo volesse. Noi essendo stranieri e non a conoscenza di come funzionasse la scuola qui avevamo deciso che non fosse una perdita di tempo. Infatti come gioco a 4 anni leggeva gia` e questo l'ha sempre posta ad un livello molto elevato di lettura tra i compagni di scuola, nonostante avesse NOI come genitori. Per la scrittura idem, questo asilo li faceva giocare scrivendo. Sulla metodologia dell'acquisizione non ho voluto mai volotariamente preoccuparmi perche` non ho mai voluto confrontare il metodo italiano a quello americano. Sono diversi e non confrontabilia mio parere: qui imparano a scrivere per gruppi di lettere e suoni..ma ogni volta che ho cercato di fare domande piu` approfondite all'insegnante sullo spelling delle parole, non e` che abbia mai ricevuto risposte tali che mi facessero “illuminare la lampadina” e finalmente capire il perche`. Sulla mancanza di correzione degli errori, beh dipende! piu` vanno avanti nella scuola piu` vengono corretti naturalmente, almeno per la mia esperienza, ma mai in maniera repressiva. Anche alle superiori( premetto che era brava a scuola), ma nessuno che mi abbia mai detto niente come “potrebbe fare di piu` anche in materie, come la chimica, che proprio non digeriva e dove magari qualche C lo ha preso! Niente, e neanche all'universita`: sono sempre tutti positivi nei commenti, non c'e` mai nessuno che dica mai non hai studiato e` per questo che hai fatto schifo nell'esame….Per quanto riguarda cio` che dici della mensa non so, non ho mai visto nessuno lamentarsi, se non alle superiori dove, a causa di un orario a blocchi, avevano si` mezz'ora per mangiare! Per la ricreazione alle scuole elementari li portavano sempre fuori a giocare e qui, con il freddo che fa mezz'ora fuori in inverno e` piu` che abbastanza. Per il cibo della mensa..certo non e` mai stato gourmet, e alle elementari le facevo io il “lunch box”, ma non ho mai sentito lei o le sue amiche dire che tal dei tali aveva il cibo che puzzava, anzi! E dire che alla sua scuola di bimbi stranieri, indiani specialmente,c'erano eccome!Non concordo neanche su quello che dici sui test, nel distretto scolastico di mia figlia non sono mai stati ossessionati dai test standardizzati, pur essendo il miglior distretto scolastico dello stato del WI, e se sono arrivati a quel livello lo hanno fatto perche` il livello accademico li portava li`. Pero` la mia esperienza piu` essere diversa da quella di altre persone e di altri stati. Per esempio ho saputo che l'AZ e` lo stato dove le scuole sono le peggiori degli USA e non lo avrei mai pensato!Mi fermo qui perche` non riesco a rileggere quello che ho scritto e non vorrei ripetermi..di cosa da dire ce ne sarebbero tante: sul fatto che alcuni studenti anche al college non sanno fare lo spelling o scrivono “where” come verbo… li vedo nella mia esperienza quotidiana e mi domando da dove spuntino e perche` possano essere all'universita` con lacune cosi` terribili….

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  15. Claudia Pessarelli ha detto:

    e ho infarcito la mia risposta di errori..di cui mi scuso!

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